Raccontando gli scrittori che hanno raccontato o “mimato” il jazz nel loro stile, da Scott Fitzgerald a Jack Kerouac, da Faulkner a Ellison, da Langston Hughes a Leroy Jones, dai futuristi a Fenoglio e Gianni Celati, dalle avanguardie a Céline, da Boris Vian a Cortazar e Murakami, commentando la lingua che usano, descrivendo la loro idea di scrittura, nel corso dello spettacolo si mette a fuoco l’idea di una letteratura jazz, o “sincopata” (così i futuristi chiamavano il nuovo genere di importazione americana), caratterizzata soprattutto da un elemento di rischio, di avventura e di gioco.Lo spettacolo consiste in una dozzina di brani musicali (composizioni di Rosa, standard riarrangiati, riletture originali di classici come “’A vucchella” di D’Annuzio-Tosti o “Mack the knife”) tra loro collegati da brevi raccordi verbali - letture di poesie, di brani di narrativa, di articoli, etc. - in un racconto unitario che a volte diventa un dialogo tra la voce narrante, Filippo La Porta e il direttore artistico Marcello Rosa.
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